“Il Pensiero che non diventa Azione avvelena l’Anima”: un titolo suggestivo per una esposizione davvero particolare; un’idea di Eva Frapiccini, artista eclettica che vive, lavora e insegna arte tra l’Italia e l’Inghilterra; un progetto che ha vinto la prima edizione del bando “Italian Council 2017” sostenuto dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del ministero dei beni culturali; una mostra presentata nella splendida cornice della biblioteca comunale di Palermo; un evento con tanti studenti presenti e tanti ospiti, tra i quali anche la Fondazione Argentina Altobelli.
Perché?
Perché l’oggetto della mostra è la legalità, è il recupero della memoria di tante persone che hanno lottato contro le mafie, pagando col sangue il loro impegno. La mostra è una raccolta di documenti originali, lettere, fotografie, pagine di giornale e di agende personali, a volte semplici appunti legati ai protagonisti nella storia del nostro paese. Ci sono le pagine delle agende di Paolo Borsellino che annotava le spese, giorno per giorno e di Peppino Impastato con l’elenco delle musiche da mandare in onda su “radio Aut”. C’è l’ordine di servizio del 23 maggio 1992, giorno della strage di Capaci, con i nomi dei componenti la scorta di Giovani Falcone. C’è una lettera del 1991 con la quale Don Pino Puglisi scriveva ad un’artista per ottenere un’opera da vendere per finanziare un centro di accoglienza… C’è tutto questo e tanto altro, materiali individuati e raccolti dall’autrice in un lavoro avviato nel 2014, che l’ha portata a conoscere i parenti delle vittime e a raccogliere i frammenti della vita dei congiunti scomparsi… Esattamente la stessa opera che la Fondazione Altobelli ha fatto con le vittime della “Strage Ignorata”, braccianti e sindacalisti agricoli uccisi dalla mafia in Sicilia negli anni 1944-48 perché lottavano per l’applicazione dei decreti Gullo e per l’assegnazione delle terre ai contadini.
Insieme all’autrice, a presentare la mostra il 15 giugno a Palermo, c’erano le curatrici del progetto Anna Detheridge e Laura Riva di “Connecting Cultures” e Costanza Meli dell’associazione “Isole”, la direttrice dell’archivio storico comunale Eliana Calandra, il direttore del museo d’arte moderna, informazione e fotografia di Senigallia Carlo Bugatti, il direttore generale della DGAAP Federica Galloni. Ma insieme a loro, a testimonianza di come le diverse forme di arte partecipano alla ricostruzione della memoria storica, c’erano anche: Antonio Calabrò, giornalista e scrittore, vicepresidente di Assolombarda e direttore della Fondazione Pirelli; Pasquale Scimeca, regista di numerose opere cinematografiche, tra le quali il film “Placido Rizzotto”; Marco Rizzo, giornalista, scrittore e autore di “graphic journalism” che ha sceneggiato diversi racconti a “fumetti” su storie di mafia e non solo; c’era infine Fabrizio De Pascale, autore insieme a Roberto Carotenuto, del docu-film “Una strage ignorata”, di cui sono stati trasmessi alcuni brani nel corso della presentazione.
Tra il pubblico, oltre agli studenti dei licei artistici Catalano e Ragusa-Kiyohara di Palermo che hanno collaborato all’allestimento della mostra, anche alcuni parenti delle vittime protagoniste della mostra. Particolarmente toccante, l’incontro tra Maria Leotta, vedova di Boris Giuliano, capo della Squadra Mobile di Palermo ucciso nel 1979 e Antonella Azoti, figlia di Nicolò, sindacalista agricolo ucciso a Baucina nel 1947.
La mostra resterà esposta fino a fine agosto nella spettacolare sede dell’archivio storico di Palermo, si sposterà in novembre a Bruxelles presso la sede dell’Istituto italiano di cultura e approderà in seguito a Senigallia dove sarà acquisita nel museo comunale d’arte moderna.